Inviato da Giovanna Sedda il Lun, 02/11/2015 - 17:18

È stato presentato qualche giorno fa GreenItaly 2015, il sesto rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai, che misura e pesa la forza della green economy nazionale.

Il settore continua ad attraversare un trend positivo, ma soprattutto produce crescita, in termini di PIL e occupazione, da un po’ di tempo tasti dolenti di economia e della politica Italiana. Alla green economy si devono, infatti, 102.497 miliardi di valore aggiunto (il 10,3% dell’economia nazionale) e 2 milioni e 942 mila occupazioni nel green jobs, ossia lavori che richiedono competenze “verdi”, il 13, 2% dell’occupazione complessiva italiana.

Anche dal mondo delle imprese, i dati dal mondo green sono più che positivi: un’impresa su quattro, dal 2008, anno di inizio della crisi, ha scommesso e investito in tecnologie green, riducendo l’impatto ambientale, diminuendo le emissioni di CO2 e incentivando il risparmio energetico. In primis, la Lombardia con quasi 71.000 imprese green, quasi un quinto del totale. Seguono a distanza Veneto e Lazio, che si attestano su 34.770 e 31.010 imprese green.

Quest’orientamento al green ha contribuito a rendere l’Italia, nonostante tanti problemi aperti, un leader europeo in alcuni settori dello sviluppo sostenibile. Tra questi primati, riporta Eurostat che, a parità di valore prodotto, le nostre aziende utilizzano meno materie prime ed energia e producono meno rifiuti ed emissioni. Le imprese italiane assumono una posizione molto superiore rispetto alla maggior parte degli altri Paesi UE e sono seconde tra quelle delle grandi economie comunitarie dopo le britanniche. Stessa posizione in classifica per quanto riguarda l’energia utilizzata e per la riduzione delle emissioni in atmosfera. Deteniamo, invece, la pole position per quanto riguarda il riciclo industriale: a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili su scala europea, nel nostro Paese sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate. L'Italia è, inoltre, tra le principali economie europee, seconda solo alla Germania, in termini di percentuale di riciclo e di recupero di rifiuti di imballaggio.

Molto importante, all’interno del Report, quella che viene definita una delle quattro "A" del made in Italyl’agricoltura. Questa, ha fatto registrare, nel primo trimestre 2015, il più elevato incremento del PIL, grazie ad un modello di business capace di coniugare competitività sui mercati internazionali, qualità delle produzioni e sostenibilità ambientale. All’interno di questo comparto, ha dato grandi risultati in termini di trend positivi la vendita diretta legata alla diffusione di prodotti in grado di garantire genuinità e sicurezza alimentare, tutela del territorio e della biodiversità, attenzione alle produzioni locali. I mercati degli agricoltori promuovono la conoscenza della stagionalità, con i cibi a km0, riducendo le emissioni in atmosfera.

Un ulteriore fenomeno interessante è rappresentato dalla spesa di gruppo, e in particolare dei Gruppi di acquisto solidale (GAS), che ottengono alle famiglie un risparmio promuovendo la sostenibilità dell’acquisto. Il fenomeno dei GAS è in espansione: si stima una diffusione territoriale intorno alle 2mila unità e una percentuale della popolazione che li utilizza intorno al 3%. In Italia cresce anche l’acquisto di prodotti sfusi venduti al dettaglio, alimentari e non.

L’Italia è, inoltre, il secondo paese UE per superficie agricola destinata al biologico e si osserva un fenomeno di crescita anche per quanto riguarda il numero degli operatori (+5,8%) che vi lavorano.

La crescita degli investimenti corrisponde a un ritorno economico: i consumatori italiani, infatti, confermano di apprezzare i prodotti bio, con un aumento dell’acquisto nei primi mesi del 2015 del +20%. Non solo, il settore offre anche una possibilità lavorativa per i giovani italiani: nel 2015 i giovani lavoratori agricoli hanno registrato l’aumento record del +35%, “una nuova generazione di agricoltori, allevatori, pescatori e pastori che ogni giorno promuove in Italia non solo la crescita economica, ma anche la difesa della cultura, della storia, della bellezza, della salute e, in generale, della qualità della vita”.

Tutte ragioni che ci spiegano bene perché il green si confermi strategico e perché, come ricorda bene il titolo, costituisca la sfida del futuro. Una sfida che, in parte, mostra già il suo successo, con la previsione, tra le altre cose, di altre 294.200 nuove assunzioni legate a competenze green (59% della domanda di lavoro ed è destinata a salire ancora entro dicembre).

Un futuro che è una direzione già imboccata: quel guardare avanti dell’Italia negli anni più duri della crisi che decide di puntare sul green e sviluppa una dimensione collaborativa dell’economia, contribuendo al diffondersi di nuovi stili di vita, più attenti all’ambiente considerato come cosa comune.

La strada, seppur giusta, è ancora da percorrere, e la prima tappa sarà il vertice Onu sul clima, la Cop21, che si terrà a Dicembre a Parigi dove riunirà il mondo intero a discutere sul tema. 

Leggi il rapporto completo sul sito della Fondazione Symbola, clicca qui.

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