Un giorno ti trovi a pensare che manca qualcosa nella tua vita, un bisogno irresistibile di riempire un vuoto che diventa sempre più lancinante...
E poi di colpo hai disdetto la casa in cui eri in affitto, hai dato le dimissioni a lavoro ed hai venduto la macchina, la bici e tutto ciò che di "inutile" ti circonda.
Io sono Paolo Leone, in arte pleone, ed ho fatto proprio questo: ho mollato tutto per fare un giro del mondo in autostop. Da un giorno all'altro la mia vita si è capovolta e mi sono ritrovato a viaggiare per conoscere nuovi posti, nuove persone, nuove culture e ... nuove cucine! Del mio viaggio ne parlo sul mio blog e sui social, ma qui su B-eat attraverso il progetto #foodtrotter vi racconterò di come le persone "vivono" il tema del food attraverso le loro usanze, gli orari e le abitudini.
In particolare oggi vi scrivo di ciò che ho visto e assaggiato in Svizzera, dove sono passato un po' di giorni fa. La Svizzera è una nazione molto particolare: oltre ad essere suddivisa in molti cantoni (26 per la precisione), è un pot-pourri di tradizioni italiane, tedesche, austriache e francesi. Un vero e proprio casino insomma! Sicuramente molto è dovuto ad un retaggio storico, ma penso che anche il paesaggio sia un fattore decisamente influente. Nel cantone di Zurigo, ad esempio, si respira un'aria decisamente "bavarese": bratwurst e birra artigianale sono il must di ogni ristorante o baracchino in strada.
In un ristorante sulle cascate del fiume Reno (Rheinfall) ho trovato anche questa massima di William ShakesBeer: "Two beer or not Two beer, Thats the question!".
Anche gli orari dei pasti sono molto "tedeschi": rispetto all'Italia, soprattutto del Sud, sono anticipati di un'ora / un'ora e mezza: si pranza alle 12 e si cena alle 7. I supermercati chiudono alle 19 ed il sabato alle 17. La domenica è praticamente impossibile trovare qualcosa di aperto. Tuttavia se si vuole comprare della frutta o della verdura, ma anche formaggi e qualche affettato, si può fare affidamento ai contadini: è molto forte la presenza di agricoltori che sono soliti vendere i frutti della loro terra direttamente al consumatore.
Quello che mi ha colpito sono due usanze molto particolari: la vendita "a offerta" e il "self service". Molto spesso capita, infatti, di trovare chioschi con esposta frutta, formaggi e verdura ma apparentemente senza alcun venditore. La verità è che il contadino si affida al buon cuore di chi acquista, lasciando solo una cassetta delle offerte dove poter inserire il corrispettivo di quanto"acquistato". Piuttosto difficile immaginare una situazione simile in Italia! In altri casi, invece, il contadino apre la propria terra per far raccogliere in maniera autonoma la frutta, facendo poi pagare in base a quello che si è preso e solitamente il prezzo è decisamente molto più basso.
Ciò che va sicuramente per la maggiore sono legumi e tuberi, patate in primis, per via di una disponibilità quasi inifinita di acqua: laghi e fiumi sono praticamente ovunque in Svizzera! Proprio grazie alla presenza di tanta frutta, una delle bevande analcoliche più bevute è il succo di mela.
La cosa particolare/strana di questo succo è che... è frizzante! Però ci sta bene, davvero buono.
Scendendo verso Losanna, il paesaggio cambia molto, diventando molto più roccioso e montuoso. Il tedesco lascia spazio al francese, il bratwurst è sostituito dalla baguette e il vino prende il sopravvento sulla birra. Non è difficile trovare immense distese di vigneti, spesso anche all'interno delle città. Gli orari diventano un po' meno rigidi rispetto al cantone "tedesco" ed è possibile cenare anche fino a tardi. C'è un po' meno vita di campagna, non ci sono più i contadini con i loro camioncini di frutta ma questo non vuol dire che non se ne trovi al mercato. L'influenza francese si sente soprattutto sul pane: tante baguette e pane molto particolare, come quello alla frutta.
Quello che vedete è un panino grande poco più della mia mano, ma pesante circa 450gr. All'interno è farcito con pesche, fichi ed uva sultanina. La pasta del pane è salata, ma nel complesso risulta dolce e gustoso. Forse un po' pesante
Anche nei dessert si sente l'influenza francese: presentazione curata, gusto cioccolatoso. Questo carac, ad esempio, è un dolce tipico della svizzera francese.
È un tortino grande come il palmo di una mano, ripieno di crema alla cioccolata fondente e ricoperto di glassa di zucchero rigorosamente verde. Buonissimo, ma molto molto molto dolce.
Ultima curiosità riguarda, ovviamente, la famosa cioccolata svizzera. Quel si dice è vero: è un vanto ed è anche squisita. Ce ne sono una varietà infinita, tra latte, fondente, al pistacchio, mandorla, arancia... Ciò che probabilmente non si sa è che c'è una certa rivalità tra cantoni. Proprio così: ci sono vari marchi di cioccolata ed ognuno mangia quello locale, quasi completamente ignorando quello che si può trovare a pochi km di distanza. Ad esempio, a Losanna, ho assaggiato una buonissima barretta di cioccolato al latte e caffè.
La Villars è nata nella svizzera francese e gli abitanti del luogo ne vanno fieri, consumando quasi esclusivamente questa marca; non esiste mangiare la Lindt o la Nestlè! Ovviamente io, dato che devo mantenere la mia linea curva (leggasi pancia), ho provato vari brand e sono tutte buonissime, anche quelle considerate "sottomarche".
Con la cioccolata concludo il mio primo post del progetto #foodtrotter e mi appresto a varcare il confine francese dal quale sento già provenire un odore... molto "formaggioso"!
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