Con il suo viso angelico e le ricette semplici e casalinghe, tra fornelli e bambini, Laura Pantaleo Lucchetti sembra quasi una donna d'altri tempi, poi la vedi armata di portatile e intenta a scrivere sul sul blog, partecipare ad eventi e collaborare con brand e riviste e ti accorgi che, invece, è proprio una felice Mamma Bionica, appellativo che è anche il nuovo nome del suo blog recentemente rigenerato. Foodblogger che spesso - per forza di cose direi - si occupa anche di temi legati alla famiglia e alla maternità, Laura si schernisce dicendo che il vero bionico è suo marito, che descrive così: "Medico ospedaliero di professione, si è preso una laurea in filosofia prima che nascesse il quarto bebè di casa. Un tipo di uomo che modestamente è irripetibile. Non per niente lavora sui neuroni dalla mattina alla sera". Sarà, ma a me a vederla circondata da marito, sei figli e tre gatti, sembra davvero una donna dotata di qualche superpotere! Così, decisa a dimostrare questa mia teoria, le ho chiesto di presentarmi la sua numerosa famiglia:
Laura: Con molto piacere! La Famiglia Bionica è così composta: Papà Bionico, medico dai turni fantasiosi, genovese di nascita e fantastico interprete del pesce in cucina; Enrico, 12 anni, biondo violinista rubacuori (ha una mezza dozzina di morose sparse in ogni luogo che frequenta, dalla scuola alla piscina al liceo musicale al parco e persino sotto casa della nonna); Teresa, 10 anni, sottile come una gazzella, il mio cigno stupendo che da grande vuol fare contemporaneamente – se no non c’è gusto! – la pediatra, la veterinaria, la nuotatrice, la flautista e il muratore per costruire una casa enorme dove ci stiano tanti bambini... perché le case costano tanto! Poi viene Stefano, 8 anni, il mio chitarrista ricciolone, circondato da uno stuolo di amici con la sua stessa passione per le carte di Yugi–OH, sempre a stuzzicarsi e menarsi col fratello maggiore (ma sì, diciamocelo, son maschiacci… lasciamoli neutralizzare fra di loro); Carolina, 6 anni e mezzo, bionda fatina capricciosa, fotocopia al femminile di Enrico, futura violoncellista sempre che non le prenda il trip all’improvviso per qualcos’altro, innamorata di tutto quello che è “sbarlusante”, ossia luccicoso… tutta un braccialetto e un anellino, esattamente l’opposto della sorella maggiore che è tutta d’un pezzo; Agostino, 4 anni e mezzo, folletto dagli occhi nerissimi, magro come Teresa, guizzante di mosse e di cervello, il primo in assoluto ad iniziare a leggere e scrivere: ha un orsetto che si chiama Cannavacciuolo. Infine, ultimo, per ora, della serie, ma non si sa mai nella vita!, è arrivato Giovanni Battista, nome di battaglia Giobino, 15 mesi, ciuffo biondo ribelle, comodo come solo i fratelli minori sanno essere, tant’è vero che non ha ancora imparato a camminare e pare non abbia intenzione di farlo ancora per un po’. D’altra parte basta che faccia “BE!” e tutti gli sono sempre addosso, lo prendono in braccio, gli portano quello che vuole… gli serve forse sforzarsi più di tanto? Ci sono poi tre gemelline a quattro zampe, coetanee: Isotta la bianchina, Clorinda la nerina e Gasparina la grigina. Nomi letterari e ti assicuro che l’indole li ricalca a pennello!
Fotografie di Laura Pantaleo Lucchetti
Silvia: "Mamma bionica" è un modo di dire, ma sicuramente riassume bene quello che riesci a fare con i bambini, in cucina, col blog: ci puoi raccontare come ti è venuto in mente di aprire un blog con tanti figli da seguire?
Laura: Ah già, è vero, sono anch’io un membro della famiglia! Innanzitutto diamo a Cesare quel che è di Cesare. L’appellativo viene da un’amica che anni fa mi vide alle prese con cotanta prole (con qualche unità in meno!) davanti al cancello della scuola, e da allora mi porto dietro quest’etichetta che mi sono ricalcolata sulle mie esigenze mediatiche. Pare, all’opinione comune, impossibile che una mamma di prole numerosa ce la possa fare da sola senza nonni o tate al seguito, eppure non c’è nulla di più falso: ho tantissime amiche nei miei stessi panni e tutte quante siamo iperorganizzate.
Fotografie di Laura Pantaleo Lucchetti
Silvia: E veniamo alla tua ultima invenzione, a cavallo tra impegno sociale e letteratura, ci racconti cosa sono le merende letterarie?
Laura: Mi fa molto piacere che tu mi faccia questa domanda. Le merende letterarie – di cui non ho fatto ancora in tempo a parlare nemmeno sul blog ma tu lo sai da Facebook! – nascono come escamotage per tenere a bada la mia numerosa prole al parco i venerdì in cui mi ritrovo con mio marito di guardia tutto il giorno. Ti puoi immaginare, ognuno ha la sua fascia d’età e i suoi amici.
Così un pomeriggio mi sono piazzata sotto un albero al fresco con un libro in mano e ho cominciato a declamare. Solo che intanto che lo facevo, aprivo pure un contenitore enorme con dentro una megatorta al cioccolato. In meno di tre minuti hai visto sciamare una fila di ragazzini e bambolotti con mamme (e papà) al seguito a vedere cosa succedeva. Con il boccone in bocca e il bicchierone di acqua a portata di mano (acqua, non succo, ci tengo a precisare), erano tutti praticamente in mio potere. In pratica, dopo un cappello introduttivo piuttosto allegro, leggo stralci (si sa che l’attenzione dei bambini è quello che è, soprattutto d’estate e in un parco giochi) gli autori locali di letteratura infantile, da Rodari a Piero Chiara: ogni tanto faccio qualche domanda per capire dove sta andando la loro testolina, e devo dire che l’esperimento funziona perché i più non hanno mai sentito parlare delle “Avventure di Pierino” o dell’Apollonia della marmellata, e ne rimangono incantati.
Ecco, la mia idea era di realizzare una sorta di incantamento per la letteratura infantile uscendo un po’ dai soliti binari scolastici. Presentando innanzitutto gli autori locali, e Varese, terra di Rodari, Piumini, Chiara ne ha ben donde. C’è uno scopo sotteso a tutto questo, che va oltre la mezz’ora di tregua per le mamme: attirare l’attenzione dei media sul Parco Molina, unico polmone verde per molti bambini senza giardino e senza la possibilità di evadere dal seminato, in una città che si fregia del nome di Città Giardino ma che purtroppo dimentica troppo spesso il verde dei quartieri periferici. Il nostro parco ha gravi pecche che andrebbero prese di petto, come una scarpata pericolosissima a ridosso di una corsa cementata dove i bambini vanno in bicicletta o in skateboard. E poi i giochi sempre rotti, disfati, tenuti malamente. Ci vorrebbe davvero un po’ di grammatica della fantasia che ispirasse i nostri amministratori locali.
Fotografie di Laura Pantaleo Lucchetti
Silvia: A proposito di letteratura, accanto alle tue ricette c'è sempre una storia, che racconta la tua famiglia e la vostra autenticità... la cucina può diventare una sorta di racconto familiare quotidiano?
Laura: Per la cronaca, vengo dalla facoltà di lettere, che ho lasciato a metà per mettermi a lavorare. Dovevo aiutare mia madre e mia sorella a mandare avanti la casa, mio padre è morto quando avevo dodici anni. Del resto va bene leggere, va bene studiare ma per scrivere –quello che veramente volevo fare di mestiere – bisogna vivere. (Infatti mi sono reiscritta da mamma: penso di essermelo guadagnato!). Il mio blog gira attorno alle ricette perché parla della mia quotidianità di mamma e moglie, che passa la maggior parte del tempo in cucina – mia madre lavorava e io ho preso in mano i fornelli da subito - ma non è l’unico argomento. Diciamo che come corollario dei miei post c’è spesso una ricetta, ecco.
In realtà è la tavola il nostro luogo aggregatore: a pranzo e a cena la famiglia è riunita (più a cena che a pranzo) e attorno al cibo ci si racconta la giornata. Le pagine del blog sono un po’ lo specchio di quei racconti a tavola. Dopodiché parlo spesso anche di libri per bambini, la nostra passione, delle escursioni nel Varesotto (noi non andiamo mai in vacanza: viviamo già in vacanza!), delle mie amiche… mi piace molto raccontare storie al femminile. Non solo sul blog ma anche per le varie testate per cui scrivo.
Ad ogni modo, la famiglia è stata spesso al centro della narrativa contemporanea: prendi Brunella Gasperini, ad esempio. O Natalia Ginzburg. Personalmente le adoro. Invece non so se sai che ci sono stati tanti scrittori che provenivano da famiglie numerose: mi piace fra tutti citare Pinin Carpi, l’indimenticabile scrittore per bambini del “Papà mangione”, che parlava – guarda caso – spesso di cose buone da mangiare. Aveva cinque figli. Anche Natalia Ginzburg racconta della sua famiglia numerosa e di sua madre Lidia che la mattina riusciva a darsi un tono solamente dopo una doccia gelata… ce ne sarebbero così tanti da rispolverare!
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